un film antimilitarista da non perdere

Si tratta di un’opera di denuncia sull’inutilità della guerra, diretta dallo sceneggiatore Dalton Trumbo, che si basa su un romanzo da lui scritto nel 1939.
Dalton Trumbo era un convinto pacifista, che aveva vissuto sulla sua pelle le conseguenze della lista nera di Hollywood durante il maccartismo.
Dicosa cosa parla il Film
Con questo film ci scuote gli animi, mostrandoci con estrema lucidità cosa significa la guerra, e la sua inutilità. A 66 anni, nel 1971, decise di portare sullo schermo la sua storia, che aveva già vinto il National Book Award nel 1940.
Il film racconta la tragica vicenda di Joe Bonham, un giovane americano che partecipa alla prima guerra mondiale e viene gravemente ferito da una granata nell’ultimo giorno di conflitto. Joe sopravvive, ma perde gli arti, la vista, l’udito e la voce. Rimane solo con la sua mente, che lo porta a rivivere i ricordi della sua vita precedente e a interrogarsi sul senso della guerra e della sofferenza.

Il film è girato in bianco e nero e a colori, alternando le scene del presente in ospedale a quelle del passato e a delle visioni oniriche di Joe.
I dialoghi
Tra queste spiccano i dialoghi con Gesù Cristo, interpretato da Donald Sutherland, che mettono in discussione il ruolo della religione di fronte al male.
Joe riesce infine a comunicare con il mondo esterno usando il codice Morse con la testa, ma la sua richiesta di morire o di essere mostrato al pubblico come esempio delle atrocità della guerra viene ignorata dai medici militari, che lo tengono nascosto, e in vita.

E Johnny prese il fucile è un film che scuote le coscienze e fa riflettere sul valore della vita e della pace.
Non è un film facile da guardare, ma credo che sia importante farlo per non dimenticare le vittime innocenti dei conflitti. Se vi interessa approfondire il tema, vi consiglio anche di leggere il libro di Trumbo, che anch’io ho in programma di fare presto.
Nel 2015 esce al cinema L’ultima parola – La vera storia di Dalton Trumbo dove si racconta dell’arresto per l’accusa di Marcattismo subita da Trumbo,e delle vicende che lo portarono per questo motivo a scrivere per Hollywood con uno pseudonimo. Non dimentichiamoci che proprio in queste circostanze scrisse Vacanze Romane.
La critica
Il critico cinematografico statunitense Roger Ebert, scrisse che il regista piu’ che in impronta anti guerra al Film, dette un impronta pro-vita , e questa potrebbe essere un altra bella chiave di lettura sul significato della pellicola.
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