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Charles Aznavour: Uno dei grandi Poeti della Canzone Francese.

Nel vasto firmamento della chanson française, Charles Aznavour brilla come una stella intramontabile. Cantautore, attore, diplomatico e icona culturale, Aznavour ha incarnato come pochi altri lo spirito della musica francese del Novecento, intrecciando poesia, teatralità e un’intensità emotiva che ha varcato i confini linguistici e geografici. Nato a Parigi il 22 maggio 1924 da genitori armeni fuggiti dal genocidio, Shahnour Vaghinag Aznavourian — questo il suo vero nome. Fin dalle prime note Aznavour porterà con se i segni della nostalgia, e della speranza, che saranno la linfa poetica di un repertorio vastissimo ha  firmato nella sua prolifica carriera oltre 800 canzoni, inciso più di 1200 brani in moltissime lingue

La Voce della Fragilità Umana.

A differenza di molti suoi contemporanei, Aznavour non cercava la perfezione vocale, ma l’autenticità. La sua voce, spesso definita “imperfetta”, era in realtà uno strumento di rara espressività. Non possiamo non ricordare che Agli inizi della sua carriera, un critico ebbe a scrivere di lui: «Non canta bene, scrive brutte canzoni e non è bello». Aznavour rispose con la canzone, La critique.


Pubblicata nel 1966, La Critique è uno dei brani più ironici di Charles Aznavour. In un’epoca in cui il cantautorato francese veniva preso (spesso fin troppo) sul serio, Aznavour sorprende tutti con un pezzo agile, tagliente, e perfettamente teatrale che finisce con la frase

“Alla fine, solo il pubblico ha ragione.”

Sapeva spezzarsi nel punto esatto in cui il testo toccava la corda più intima. In brani come La Bohème, Emmenez-moi o Hier encore, Aznavour non cantava soltanto: raccontava la vita, con una scrittura cinematografica e un tono confidenziale, quasi sussurrato all’orecchio dell’ascoltatore.

Un esempio di poesia musicale: Hier encore

Tra i suoi capolavori più emblematici, Hier encore (“Solo ieri”) è forse il brano che meglio esprime la sensibilità lirica di Aznavour. Scritta nel 1964, è una riflessione malinconica sul tempo che passa e sull’illusione della giovinezza. Un tema universale che lui affronta con parole semplici, ma di una profondità.

Hier encore, j’avais vingt ans
Je caressais le temps et jouais de la vie
Comme on joue de l’amour et je vivais la nuit
Sans compter sur mes jours qui fuyaient dans le temps…

“Solo ieri, avevo vent’anni
Accarezzavo il tempo e giocavo con la vita
Come si gioca con l’amore, e vivevo di notte
Senza contare i miei giorni che fuggivano via…”

Nel testo si percepisce chiaramente il rimpianto per il tempo perduto, ma anche una lucida accettazione della maturità. Aznavour non si rifugia nella nostalgia: la sua è una confessione, quasi una resa intima, che colpisce perché è autentica, universale

Je n’ai fait que courir et me suis essoufflé…

“Non ho fatto che correre, e ora sono senza fiato…”

Un Artista Controcorrente

Nel 1955, dopo anni di porte chiuse e critiche feroci — perfino Edith Piaf, sua grande mentore, dovette insistere perché il pubblico gli desse ascolto — Aznavour trionfa all’Olympia. È l’inizio di una carriera inarrestabile che lo porterà a vendere oltre 180 milioni di dischi in tutto il mondo. Ma la sua arte non si fermava al palcoscenico: Aznavour fu anche un attore di talento, diretto da François Truffaut in Tirate sul pianista (1960), un noir esistenziale dove la sua figura malinconica e contenuta trovò una perfetta espressione cinematografica.

L’Impegno e le Radici

Dietro l’eleganza della sua musica, Aznavour fu anche un uomo profondamente impegnato. Dopo il terremoto in Armenia del 1988, fondò l’organizzazione umanitaria Aznavour for Armenia, diventando ambasciatore e voce di un popolo ferito. Nel 2009 fu nominato ambasciatore armeno in Svizzera e rappresentante permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra.

Il legame con le sue radici armene non fu mai un vezzo identitario, ma un elemento vivo della sua poetica. Ils sont tombés, canzone struggente sul genocidio armeno, è uno dei rari esempi in cui un artista mainstream affronta con tale forza e dignità un tema storico-politico così delicato.

Impegno che ora continua con la sua fondazione

Aznavour nel Tempo

La carriera di Charles Aznavour è stata un continuo rinnovarsi. Negli anni Duemila, mentre molti suoi coetanei si ritiravano, lui continuava a pubblicare album, collaborare con artisti giovani e affrontare tour mondiali. Memorabile il suo concerto all’Opera di Yerevan nel 2006, dove cantò davanti a una folla commossa.

Quando si spense il 1º ottobre 2018, a 94 anni, Aznavour era ancora in attività. Un artista che ha attraversato epoche, mode e rivoluUn Artista Controcorrente

Nel 1955, dopo anni di porte chiuse e critiche feroci — perfino Edith Piaf, sua grande mentore, dovette insistere perché il pubblico gli desse ascolto — Aznavour trionfa all’Olympia. È l’inizio di una carriera inarrestabile che lo porterà a vendere oltre 180 milioni di dischi in tutto il mondo. Ma la sua arte non si fermava al palcoscenico: Aznavour fu anche un attore di talento, diretto da François Truffaut in Tirate sul pianista (1960), un noir esistenziale dove la sua figura malinconica e contenuta trovò una perfetta espressione cinematografica.zioni culturali restando sempre fedele alla sua cifra poetica: l’esplorazione dell’animo umano nelle sue infinite sfumature.

Un’Eredità Universale

Parlare oggi di Aznavour significa parlare di un’eredità che non si limita alla musica. Significa parlare di un uomo che ha saputo coniugare eleganza francese e profondità mediorientale, sofisticazione lirica e accessibilità popolare. Un autore che ha cantato l’amore in tutte le sue forme, anche quelle scomode o non dette — come in Comme ils disent, brano del 1972 che affrontava con rara delicatezza l’omosessualità, ben prima che fosse tema di dibattito pubblico.

Aznavour non è stato solo “il Sinatra francese”, come spesso è stato definito: è stato un poeta, un costruttore di emozioni, un ponte tra culture. E come ogni vero artista, ha lasciato un’eredità che continua a parlare a chi sa ancora ascoltare.


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