Un luogo che mi ha incuriosito,si trova lungo la Casilina presso Vairano Patenora.
La cappella votiva di Vairano Patenora, a guardarla sembra essere lì per caso. un “oggetto” abbandonato, sospeso al confine tra la campagna e l’asfalto della Casilina. (come lo è La dogana borbonica di Calvi Risorta)
Fermo in un limbo temporale, tra modernità, auto e mancato rispetto del passato. Purtroppo siamo alle solite; noi con il nostro patrimonio immenso e bistrattato, noi con i nostri “bla bla bla”.


SI PRESENTA COSÌ COME È STATA LASCIATA DOPO ESSERE DEPREDATA DI TUTTO CIÒ CHE POTEVA ESSERE PORTATO VIA: LE STATUINE DI SAN GENNARO E S.NICOLA CHE TROVAVANO POSTO NELLE DUE NICCHIETTE IN FACCIATA E ALL’INTERNO DI TUTTI I PARAMENTI SACRI.
E’a pianta quadrata,di proporzioni modeste. La facciata principale che dà sulla Casilina presenta un portale sormontato da un timpano triangolare, ornato da una conchiglia e sostenuto da quattro mensole a voluta. Al centro delle volute, l’iscrizione “CAPPELLA GENTILIZIA DEL GENNARO BIANCO.
Ai lati ci sono le nicchie di cui sopra,con le statuine scomparse dei due santi,anch’esse decorate da conchiglie modellate a stucco.
QUESTE ERANO IN USO NEL SETTECENTO PER DESIGNARE LE NICCHIE, ED È ANCHE IL DECORO CHE CI FA CAPIRE A CHE PERIODO RISALE LA CAPPELLINA: ROCOCÒ (DAL FRANCESE “ROCAILLE” DECORAZIONE ESEGUITA CON PIETRE E CONCHIGLIE).
Lateralmente la cappella votiva ha due lesene sormontate da due festoni delimitano la facciata e salgono fino al cornicione.Esso è aggettante e definisce il lato inferiore del timpano, che conclude la facciata, ed è decorato da una cornice circolare con all’interno una figura di volatile (uccello?) a bassorilievo.




L’interno della cappelina votiva di Vairano Patenora è ad aula unica, molto semplice, presenta un piccolo altare ornato e stuccato, ormai depredato di tutto,posto di fronte all’ingresso; esso e sormontato da una cornice lineare dove un tempo si presume dovesse trovare posto un quadro. Ai lati sulle due pareti opposte, due finestre delimitate da cornici quadrangolari.
A terra di tutto: detriti provenienti dal soffitto ligneo,che chissà quale forza ancora sostiene, scatoloni, calcinacci, tanto che non si riesce a vedere il pavimento.
Le pareti sono rivestite da intonaco di un bell’azzurro vivo. Insomma, un gioiellino abbandonato, lì nello scorrere indifferente dei passanti. E non si dica “maiora premunt”.
Per chi vuole raggiungere questo luogo lascio il link di Google Maps
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